Milano, 27 marzo 2019 – CT&P Capone | Ticozzi | Partners ha assistito una PMI lombarda attiva anche all’estero in relazione a una contestazione da parte dell’Agenzia delle Entrate e derivante da una verifica della Guardia di Finanza, conclusasi con un’imputazione di asserita esterovestizione da cui derivava una presunta evasione fiscale per un importo di 7 milioni di euro di imponibile. La contestazione, grazie all’intervento dei professionisti di CT&P, è stata definita tramite un accordo (in adesione) con l’Agenzia delle Entrate che ha ridotto la pretesa impositiva a circa 70 mila euro d’imposta.
I professionisti del team contenzioso dello Studio CT&P che hanno difeso la società sono i partner Federico Sambolino e Alessandro Borsetto, affiancati dall’avvocato tributarista Alessandro Dagnino, partner di Lexia Avvocati.
La vicenda ha avuto inizio nel 2015 quando a seguito di un’ispezione presso gli uffici della società in questione, la Guardia di Finanza ha contestato la presunta esterovestizione a una società svizzera correlata, generando un notevole interesse a livello mediatico e non solo.
“Sempre più di frequente accade che la Guardia di Finanza o l’Agenzia delle Entrate effettuino delle verifiche fiscali nei confronti di società italiane che operano all’estero elevando contestazioni di presunta esterovestizione. In questi casi, molto spesso, gli organi accertatori si limitano a contestare l’attrazione in Italia dei ricavi delle società estere senza tenere conto anche dei relativi costi, elevando processi verbali di constatazione relativi a presunte evasioni fiscali di importi evidentemente sproporzionati”, dice Alessandro Borsetto.
“Il passo ai processi mediatici è breve e spesso si parla di presunti evasori smascherati, anche quando, come nel caso in questione, si tratta di onesti imprenditori senza nessun intento di evadere le imposte ma coinvolti nelle complesse tematiche fiscali relative all’esterovestizione societaria – istituto fiscale secondo cui una società formalmente residente all’estero viene considerata fiscalmente residente in Italia in base ad alcune presunzioni più o meno fondate – la cui disciplina presenta molte aree di incertezza con l’applicazione di possibili conseguenti pesantissime sanzioni amministrative e risvolti anche penali” conclude Federico Sambolino.
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